L’Assunzione
di Maria in Cielo è un dogma cattolico che afferma che Maria, madre
di Gesù, al momento della sua morte (“Dormizione di Maria”) si
trasferì immediatamente, sia con l’anima che con il corpo, in
Paradiso, dove fu “assunta”, cioè ricevuta, accolta.
“Era
conveniente – scrive S. Giovanni Damasceno – che colei che nel
parto aveva conservato integra la sua verginità conservasse integro
da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era conveniente che colei
che aveva portato nel seno il Creatore fatto bambino abitasse nella
dimora divina. Era conveniente che la Sposa di Dio entrasse nella
casa celeste. Era conveniente che colei che aveva visto il proprio
figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che le era stato
risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra del Padre.
Era conveniente che la Madre di Dio possedesse ciò che le era dovuto
a motivo di suo figlio e che fosse onorata da tutte le creature quale
Madre e schiava di Dio”. Maria compare per l’ultima volta negli
scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti vers. 14
“Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con
alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.”
Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa
della discesa dello Spirito Santo. Alla concisione dei testi
ispirati, fa riscontro l’abbondanza di notizie sulla Madonna negli
scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e la
Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa
Madre di Dio. Il termine “dormizione” è il più antico che si
riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria. In Oriente,
verso il V sec., fra cristiani e chiese orientali monofisite (dei
popoli armeni e copti) iniziò il culto mariano sotto il nome
“Dormitio virginis”, rafforzato nella sua propagazione
dall’imperatore Maurizio (582-602) che ne ordinò la celebrazione
in tutto l’Impero; in Occidente arrivò in Spagna e Gallia nel VI
secolo, e a Roma nel 650 si celebrò il 15 Agosto col nome di
Dormitio o Assunzione. Un “costitutum” di S. Sergio I (687-701)
parla della festa della dormitio per la quale si faceva una solenne
processione. Tale usanza si diffuse con S. Leone IV (847-855) che ne
fece celebrare la vigilia e l’ottava. La definizione dogmatica,
pronunciata dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) il 1°
novembre del 1950, dichiarando che Maria non dovette attendere, al
pari delle altre creature, la fine dei tempi per fruire anche della
redenzione corporea, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico
della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai
offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua
anima. L’unione definitiva, spirituale e corporea, dell’uomo con
il Cristo glorioso, è la fase finale ed eterna della redenzione.
Così i beati, che già godono della visione beatifica, sono in un
certo senso in attesa del compimento della redenzione, che in Maria
era già avvenuta con la singolare grazia della preservazione dal
peccato. Alla luce di questa dottrina, che ha il suo fondamento nella
Sacra Scrittura, nel cosiddetto “Protoevangelo”, contenente il
primo annunzio della salvezza messianica dato da Dio ai nostri
progenitori dopo la colpa, Maria viene presentata come nuova Eva,
strettamente unita al nuovo Adamo, Gesù. Gesù e Maria sono infatti
associati nel dolore e nell’amore per riparare la colpa dei nostri
progenitori. Maria è dunque non solo madre del Redentore, ma anche
sua cooperatrice, a lui strettamente unita nella lotta e nella
decisiva vittoria. Quest’intima unione richiede che anche Maria
trionfi, al pari di Gesù, non soltanto sul peccato, ma anche sulla
morte, i due nemici del genere umano. E come la redenzione di Cristo
ha la sua conclusione con la risurrezione del corpo, anche la
vittoria di Maria sul peccato, con la Immacolata Concezione, doveva
essere completa con la vittoria sulla morte mediante la
glorificazione del corpo, con l’assunzione, poiché la pienezza
della salvezza cristiana è la partecipazione del corpo alla gloria
celeste.Dall’omelia
di Papa Benedetto XVI (Castel Gandolfo, 15 agosto 2008)Cari
fratelli e sorelle, torna ogni anno, nel cuore dell’estate, la
Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, la più
antica festa mariana. [...]. Chiediamo a Maria di farci quest’oggi
dono della sua fede, quella fede che ci fa vivere già in questa
dimensione tra finito e infinito, quella fede che trasforma anche il
sentimento del tempo e del trascorrere della nostra esistenza, quella
fede nella quale sentiamo intimamente che la nostra vita non è
risucchiata dal passato, ma attratta verso il futuro, verso Dio, là
dove Cristo ci ha preceduto e dietro a Lui, Maria. Guardando
l’Assunta in cielo comprendiamo meglio che la nostra vita di ogni
giorno, pur segnata da prove e difficoltà, scorre come un fiume
verso l’oceano divino, verso la pienezza della gioia e della pace.
Comprendiamo che il nostro morire non è la fine, ma l’ingresso
nella vita che non conosce la morte. Il nostro tramontare
all’orizzonte di questo mondo è un risorgere all’aurora del
mondo nuovo, del giorno eterno. “Maria, mentre ci accompagni nella
fatica del nostro vivere e morire quotidiano, mantienici
costantemente orientati verso la vera patria della beatitudine.
Aiutaci a fare come tu hai fatto”. Cari fratelli e sorelle, cari
amici che questa mattina prendete parte a questa celebrazione,
facciamo insieme questa preghiera a Maria. Davanti al triste
spettacolo di tanta falsa gioia e contemporaneamente di tanto
angosciato dolore che dilaga nel mondo, dobbiamo imparare da Lei a
diventare noi segni di speranza e di consolazione, dobbiamo
annunciare con la vita nostra la risurrezione di Cristo. “Aiutaci
tu, Madre, fulgida Porta del cielo, Madre della Misericordia,
sorgente attraverso la quale è scaturita la nostra vita e la nostra
gioia, Gesù Cristo. Amen”.
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