sabato 4 maggio 2013

Lectio da Citerna - VI domenica Tempo Pasquale


VI DOMENICA TEMPO PASQUALE ANNO C 2013

Letture: Gv 14, 23-29. 1^ Lettura: Atti 15,1-2.22-29. 2^ Lettura Ap 21, 10-14.22-23.


In questa domenica che precede l’Ascensione, ci viene presentata la parola di Gesù che spiega la sua partenza, -il suo esodo da questo mondo al Padre,- come condizione non solo per la venuta dello Spirito Santo, ma anche per il suo dimorare permanente in quelli che credono in Lui.

Il contesto dell’Evangelo odierno, è tutto il capitolo 14 (che si può dividere in tre parti. vv.1-14: La via per giungere al Padre. vv 15-26: La comunione tra Gesù e i suoi discepoli. vv. 27-31: La partenza di Gesù e il dono della pace) e anche il cap 15 con l’esortazione “rimanete nel mio amore”.

Siamo al centro del discorso di addio di Gesù, discorso che racchiude le cinque promesse della venuta dello Spirito Santo (al v. 26 abbiamo la seconda promessa) e che pur rivolto a coloro che erano presenti, è per i discepoli di tutti i tempi.

Le parole di Gesù sono la risposta alla domanda di Giuda, non l’Iscariota:
Com’è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo”(v. 22)?
Giuda evidentemente si aspettava una manifestazione che avrebbe sconvolto il mondo, una manifestazione appariscente della gloria di Dio, come quelle descritte dai profeti (Is 60). Gesù vuol far comprendere che per accogliere il disegno di Dio è necessario ricevere la sua Parola nella fede e rispondere con l’amore.

v. 23 “Se uno mi ama, osserverà (gr. custodirà) la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui”.
Queste parole, che in un certo senso sono la spiegazione del
v. 21: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”,
sono anche il cuore dell’Evangelo, il culmine di tutta la tradizione biblica che vede nella relazione di Dio con l’umanità e con Israele in particolare, una relazione sponsale.

Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (Os 2, 21-22).

Gesù infatti è venuto sulla terra per farci conoscere il Padre, è venuto per stare con noi e non Lui soltanto, ma anche il Padre e lo Spirito Santo. Ecco la comunione con le tre Persone della Santissima Trinità. Ecco la dimora di Dio: è il cuore dell’uomo.
Non sapete che siete tempio di Dio e lo Spirito santo abita in voi?” (1 Cor 3,16).
Dimora di Dio sono coloro che lo amano e osservano, custodiscono la sua Parola. La venuta del Padre e del Figlio è, infatti, definita “dimora. Questa parola ci richiama il tempio di Gerusalemme (cf Sal 121 (122); 131 (132) 3-14; 1 Re 8, 13-27; Is 6, 1-4; ) e prima ancora la tenda nel deserto (Num 14,10; Es 33,7-11). Gesù incarnandosi (dice il verbo greco:) ha posto la sua tenda in mezzo a noi (Ap 21,3; 7,15). Per Gv la dimora di Dio è l’uomo: Gesù e poi tutti noi; coloro che amano e custodiscono la sua Parola.

Essere in intima relazione con la Santissima Trinità è in definitiva la cosa più importante per ogni cristiano. Tutto il resto sgorgherà spontaneamente da questa “vita nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3) e porterà i suoi frutti. Dimorare in Dio e Dio in noi, è la meta ultima e altissima che vivremo stabilmente quando avremo varcato la soglia di questa vita terrena: è la vita eterna che inizia già da quaggiù e di cui possiamo pregustare in anticipo le primizie (cf Gv 14,21; 1,14; 17,26; Ap 21,2-3; Col 1,27). Il battesimo ci rende tempio di Dio e tutta la vita dovrebbe essere una crescita, un penetrare sempre più nelle profondità di questo mistero: Dio in noi e noi in Lui.
v. 24 Gesù aggiunge che chi non lo ama non osserva le sue parole e la Parola da osservare non è sua, l’ha ricevuta dal Padre e

v. 26 il Consolatore che il Padre manderà, farà ricordare ai suoi discepoli la Parola che Gesù ha detto; tutte le cose che essi non hanno capito per la durezza del loro cuore o a causa delle circostanze in cui la Parola è stata strappata dal loro cuore (cf Mt 13 parabola del seminatore).

v. 25 Gesù avverte i suoi prima della partenza, perché quando avverrà non siano turbati, ma rimangano saldi nella fede. Conviene lasciare ogni timore per immergersi in un oceano di pace che non ha confini.
v. 27 Infine Gesù dona la sua pace, quella che nessuno potrà togliere, perché non è la pace che dà il mondo, ma è lo shalom pienezza di benessere e di vita, dono dello Spirito (Gal 5,22); non banale saluto, ma dono della salvezza (cf Gen 43,23; 1 Sam 1,17; Mc 5,34; Lc 7,50; At 16,36;
3 Gv 15; Gal 6,16; Ef 6,23). Segue la esortazione che apre anche il cap. 14:

Non sia turbato il vostro cuore” cui aggiunge “ e non abbiate timore”.

v. 28 Vado e tornerò da voi… La sua partenza non dev’essere motivo di tristezza, ma di gioia, perché Gesù va presso il Padre, perché non è solo partenza ma anche ritorno, è distacco ma è anche presenza.

v. 29 Il disegno di Dio va accettato nella fede e vissuto nell’amore. Gesù lo annuncia in anticipo, perché quando avverrà sia accolto con cuore aperto:
Ve l’ho detto prima che avvenga, perché quando avverrà voi crediate” (13, 19; 16,4).

Alcune domande:
  • Sono consapevole di essere dimora della Santissima Trinità? E come crescere in questa consapevolezza?
  • Invoco lo Spirito Santo, perché illumini la mia mente e il mio cuore, specialmente in questo tempo che ci separa dalla Pentecoste?
La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati e rendete grazie”
(Col 3,15).

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