VI DOMENICA
TEMPO PASQUALE ANNO C 2013
Letture: Gv
14, 23-29.
1^ Lettura: Atti
15,1-2.22-29.
2^ Lettura Ap
21, 10-14.22-23.
In
questa domenica che precede l’Ascensione, ci viene presentata la
parola di Gesù che spiega la sua partenza, -il suo esodo da questo
mondo al Padre,- come condizione non solo per la venuta dello
Spirito Santo, ma anche per il suo dimorare
permanente
in quelli che credono in Lui.
Il contesto
dell’Evangelo odierno, è tutto il capitolo 14 (che si può
dividere in tre parti. vv.1-14: La via per giungere al Padre. vv
15-26: La comunione tra Gesù e i suoi discepoli. vv. 27-31: La
partenza di Gesù e il dono della pace) e anche il cap 15 con
l’esortazione “rimanete nel mio amore”.
Siamo
al centro del discorso di addio di Gesù, discorso che racchiude le
cinque promesse della venuta dello Spirito Santo (al v. 26 abbiamo la
seconda promessa) e che pur rivolto a coloro che erano presenti, è
per i discepoli di tutti i tempi.
Le parole di Gesù
sono la risposta alla domanda di Giuda, non l’Iscariota:
“Com’è
accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo”(v.
22)?
Giuda
evidentemente si aspettava una manifestazione che avrebbe sconvolto
il mondo, una manifestazione appariscente della gloria di Dio, come
quelle descritte dai profeti (Is 60). Gesù vuol far comprendere che
per accogliere il disegno di Dio è necessario ricevere la sua Parola
nella fede e rispondere con l’amore.
v.
23 “Se
uno mi ama, osserverà
(gr. custodirà)
la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo
dimora presso di lui”.
Queste
parole, che in un certo senso sono la spiegazione del
v.
21: “Chi
accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama
sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a
lui”,
sono anche il cuore
dell’Evangelo, il culmine di tutta la tradizione biblica che vede
nella relazione di Dio con l’umanità e con Israele in particolare,
una relazione sponsale.
“Ti
farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel
diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella
fedeltà e tu conoscerai il Signore”
(Os 2, 21-22).
Gesù
infatti è venuto sulla terra per farci conoscere il Padre, è venuto
per stare con noi e non Lui soltanto, ma anche il Padre e lo Spirito
Santo. Ecco la comunione con le tre Persone della Santissima Trinità.
Ecco la dimora
di Dio: è il cuore dell’uomo.
“Non
sapete che siete tempio di Dio e lo Spirito santo abita in voi?”
(1 Cor 3,16).
Dimora
di Dio sono coloro che lo amano e osservano, custodiscono la sua
Parola. La venuta del Padre e del Figlio è, infatti, definita
“dimora”.
Questa parola ci richiama il tempio
di Gerusalemme (cf Sal 121 (122); 131 (132) 3-14; 1 Re 8, 13-27; Is
6, 1-4; ) e prima ancora la tenda
nel deserto (Num 14,10; Es 33,7-11). Gesù incarnandosi (dice il
verbo greco:) ha
posto la sua tenda
in mezzo a noi (Ap 21,3; 7,15). Per Gv la dimora di Dio è l’uomo:
Gesù e poi tutti noi; coloro che amano e custodiscono la sua Parola.
Essere
in intima relazione con la Santissima Trinità è in definitiva la
cosa più importante per ogni cristiano. Tutto il resto sgorgherà
spontaneamente da questa “vita
nascosta con Cristo in Dio”
(Col 3,3) e porterà i suoi frutti. Dimorare
in Dio e Dio in noi, è la meta ultima e altissima che vivremo
stabilmente quando avremo varcato la soglia di questa vita terrena: è
la vita eterna che inizia già da quaggiù e di cui possiamo
pregustare in anticipo le primizie (cf Gv 14,21; 1,14; 17,26; Ap
21,2-3; Col 1,27). Il battesimo ci rende tempio
di Dio e tutta la vita dovrebbe essere una crescita, un penetrare
sempre più nelle profondità di questo mistero: Dio in noi e noi in
Lui.
v.
24 Gesù aggiunge che chi non lo ama non osserva le sue parole e la
Parola da osservare non è sua, l’ha ricevuta dal Padre e
v. 26 il
Consolatore che il Padre manderà, farà ricordare ai suoi discepoli
la Parola che Gesù ha detto; tutte le cose che essi non hanno capito
per la durezza del loro cuore o a causa delle circostanze in cui la
Parola è stata strappata dal loro cuore (cf Mt 13 parabola del
seminatore).
v. 25 Gesù
avverte i suoi prima della partenza, perché quando avverrà non
siano turbati, ma rimangano saldi nella fede. Conviene lasciare ogni
timore per immergersi in un oceano di pace che non ha confini.
v. 27 Infine Gesù
dona la sua pace, quella che nessuno potrà togliere, perché non è
la pace che dà il mondo, ma è lo “shalom”
pienezza di benessere e di vita, dono dello Spirito (Gal 5,22); non
banale saluto, ma dono della salvezza (cf Gen 43,23; 1 Sam 1,17; Mc
5,34; Lc 7,50; At 16,36;
3 Gv 15; Gal 6,16;
Ef 6,23). Segue la esortazione che apre anche il cap. 14:
“Non sia
turbato il vostro cuore” cui
aggiunge
“ e non abbiate timore”.
v. 28 Vado
e tornerò da voi… La
sua partenza non dev’essere motivo di tristezza, ma di gioia,
perché Gesù va presso il Padre, perché non è solo partenza ma
anche ritorno, è distacco ma è anche presenza.
v. 29 Il disegno di
Dio va accettato nella fede e vissuto nell’amore. Gesù lo annuncia
in anticipo, perché quando avverrà sia accolto con cuore aperto:
“Ve l’ho
detto prima che avvenga, perché quando avverrà voi crediate” (13,
19; 16,4).
Alcune domande:
- Sono consapevole di essere dimora della Santissima Trinità? E come crescere in questa consapevolezza?
- Invoco lo Spirito Santo, perché illumini la mia mente e il mio cuore, specialmente in questo tempo che ci separa dalla Pentecoste?
“La pace di
Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati e
rendete grazie”
(Col 3,15).
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