venerdì 26 aprile 2013

Lectio di Citerna della V domenica di Pasqua


V Domenica del Tempo Pasquale

At 14,21b-27 - Ap 21,1-5a - Gv 13,31-33°.34-35

“ Donna,che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”…Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui. ( Gv 2, 5.11)
Il segno di Cana costituisce un’anticipazione dell’ora di Gesù ( 2,4 ) e l’ora di Gesù nel vangelo giovanneo , è l’ora della glorificazione:E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato…” (12,23 ) ; “Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te.” (17.1). L’ora si inaugura con il tradimento di Giuda e si conclude con l’effusione dello Spirito; per cui il segno di Cana rappresenta un’anticipazione della grande manifestazione pasquale (“manifestò la sua gloria..” (2,12) ).
Ora siamo alla V domenica del Tempo Pasquale. Ci si può domandare come mai ci viene proposto un brano di Vangelo che si riferisce al racconto dell’ultima cena, prima della passione. Ma la glorificazione di Gesù, che noi associamo alla sua resurrezione, si manifesta nella sua ora, il tempo cioè che comprende la sua passione, morte e resurrezione; la gloria che Gesù aveva presso il Padre (Gv 1,14) si manifesta in pienezza nella sua ora: il Vangelo giovanneo considera quindi il venerdì santo, pasqua e pentecoste ( 7,39) alla luce di un’unica prospettiva: è l’ora in cui il Figlio dell’uomo viene glorificato. Il nostro brano costituisce dunque l’approssimarsi di questa ora in cui il Padre glorifica il Figlio e contemporaneamente il Figlio, facendo sua la volontà del Padre, glorifica il Padre donando la sua vita. L’ora di Gesù diviene a questo punto anche l’ora di tutti gli uomini perché anch’essi vengono coinvolti e invitati a partecipare in prima persona a questa ora e a partecipare a essere con Gesù gloria di Dio:” …la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola.” ( Gv 17, 22).
Per dare inizio a questo momento centrale di tutta la storia della salvezza, Dio si serve di un uomo, del “traditore” che esce dalla comunione del cenacolo: rompe un legame di amore per far esplodere l’Amore.( E’ questo il mistero dell’incarnazione: l’assumere da parte di Gesù la natura dell’uomo peccatore per donarle una nuova forma di santità. )
Gesù sa di andare incontro alla morte, dovrà lasciare soli i suoi “figlioletti”, pensa all’eredità, a ciò che di più prezioso può loro lasciare: “ Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (v.34).
La ricchezza del Vangelo giovanneo risalta anche dall’analisi di alcune parole che riallacciandosi all’Antico testamento, si arricchiscono nel significato illuminando la novità contenuta nel Nuovo Testamento:
Comandamenti erano le leggi che Dio ha consegnato a Mosè perché il popolo, praticandole divenisse il popolo di Dio camminando nelle sue vie e per essere felice. Tramite i profeti Dio promette di effondere sugli uomini il suo Spirito perché le sue leggi rimangano incise nel cuore “…metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme…” ( Ez 36, 24-28). Nel Vangelo di Giovanni, Gesù stesso si fa comandamento, il suo agire diventa norma e legge, e il suo agire è amore.
Nuovo: questo aggettivo lo consideriamo con la riflessione che faremo sulla seconda lettura.
Come: è una preposizione che ricorre spesso negli scritti giovannei. Con tale preposizione Gesù vuole, da una parte, sottolineare la sua uguaglianza con il Padre, dall’altra ( come nel nostro caso) è un invito rivolto agli uomini perché agiscano, anzi siano come lui. ( cfr. Gv 17,21-23 ).
L’invito che ci fa Gesù ad amare come lui ha amato, è un’apertura di orizzonti: ci dà la consapevolezza che, attingendo la forza nei Sacramenti, ci è donata una capacità che supera i limiti umani e ci fa sempre più conformi a colui che trasforma la nostra vita donandosi a noi.
Se rimaniamo in Gesù, formando un tutt’uno con lui, come il tralcio è un tutt’uno con la vite, noi portiamo molto frutto, possiamo amare come Gesù, vivere come lui. Per cui un’altra versione del comandamento di Gesù ancora più sintetica è la seguente:”Rimanete nel mio amore” (Gv 15,19).
S.Agostino scrive:” Prendere il calice della salvezza e invocare il nome del Signor e significa essere ricolmi di carità in tal pienezza che si è pronti a morire per i fratelli” come ha fatto Gesù.
Il grido di Gesù in croce:” Tutto è compiuto” (Gv 19,30), rivela il dono di sé al Padre e agli uomini, il consumarsi perfetto del suo Amore. Gesù ce lo dona in ogni Eucarestia per coinvolgerci a fare altrettanto.

La seconda lettura (Ap 21,1-5a) ci rivela il punto di arrivo di tutta l’umanità, del cosmo intero con l’immagine della nuova Gerusalemme: un cielo nuovo e una terra nuova. Il comandamento nuovo del Vangelo si rivela così come cammino per giungere alla nuova Gerusalemme.
L’immagine della sposa: è l’umanità nuova, rinnovata dal sangue dell’Agnello, è sposa pronta per le nozze; lo Sposo che dona Amore l’ha resa nuova. E’ passato ogni motivo di sofferenza ( la storia umana è trasformata: la luce nuova fa comprendere il significato, il valore del suo percorso fatto di sofferenze, di speranze deluse ).
Faccio nuove tutte le cose” c‘è una grande inclusione della storia della salvezza: inizia con la creazione in sé buona (“..Dio vide che era cosa buona..”(Gn 1,13). L’uomo, creato libero, con il peccato sconvolge l’ordine della creazione, ma non toglie a Dio il potere di rimanere fedele al Suo progetto, di ricreare l’umanità come una sposa nuova.
Ecco, faccio nuove tutte le cose”. Questa nuova creazione avverrà negli ultimi tempi? No, è già iniziata con la resurrezione di Cristo: “Ogni creatura è rinnovata”:
- E’ rinnovata l’umanità nel suo insieme ( che rafforza il suo cammino alimentandolo con la Parola e con i Sacramenti) trasformata in una sposa pronta ad entrare nella tenda con il suo Sposo,
- E’ rinnovato il cuore di ogni uomo dove Dio può incidere il comandamento nuovo, quello dell’amore simile al Suo, rendendolo capace di fare della propria vita un dono.

BENEDIRO’ IL TUO NOME PER SEMPRE

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
E ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
E parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
E la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.


PREGHIAMO: O Dio, che nel Cristo tuo Figlio rinnovi gli uomini e le cose, fa che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della carità, per amare te e i fratelli come tu ci ami, e così manifestare al mondo la forza rinnovatrice del tuo Spirito. Amen

Nessun commento:

Posta un commento