V
Domenica del Tempo Pasquale
At
14,21b-27 - Ap 21,1-5a - Gv 13,31-33°.34-35
“
Donna,che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”…Questo,
a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli
manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui.
( Gv 2, 5.11)
Il segno
di Cana costituisce un’anticipazione dell’ora di Gesù (
2,4 ) e l’ora di Gesù nel vangelo giovanneo , è l’ora della
glorificazione: “E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo
sia glorificato…” (12,23 ) ; “Padre, è venuta l’ora:
glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te.”
(17.1). L’ora si inaugura con il tradimento di Giuda e si
conclude con l’effusione dello Spirito; per cui il segno di Cana
rappresenta un’anticipazione della grande manifestazione pasquale
(“manifestò la sua gloria..” (2,12) ).
Ora
siamo alla V domenica del Tempo Pasquale. Ci si può domandare come
mai ci viene proposto un brano di Vangelo che si riferisce al
racconto dell’ultima cena, prima della passione. Ma la
glorificazione di Gesù, che noi associamo alla sua resurrezione, si
manifesta nella sua ora, il tempo cioè che comprende la sua
passione, morte e resurrezione; la gloria che Gesù aveva presso il
Padre (Gv 1,14) si manifesta in pienezza nella sua ora: il Vangelo
giovanneo considera quindi il venerdì santo, pasqua e pentecoste
( 7,39) alla luce di un’unica prospettiva: è l’ora
in cui il Figlio dell’uomo viene glorificato. Il nostro
brano costituisce dunque l’approssimarsi di questa ora in cui il
Padre glorifica il Figlio e contemporaneamente il Figlio, facendo sua
la volontà del Padre, glorifica il Padre donando la sua vita. L’ora
di Gesù diviene a questo punto anche l’ora di tutti gli uomini
perché anch’essi vengono coinvolti e invitati a partecipare in
prima persona a questa ora e a partecipare a essere con Gesù gloria
di Dio:” …la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a
loro, perché siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola.”
( Gv 17, 22).
Per dare
inizio a questo momento centrale di tutta la storia della salvezza,
Dio si serve di un uomo, del “traditore” che esce dalla comunione
del cenacolo: rompe un legame di amore per far esplodere l’Amore.(
E’ questo il mistero dell’incarnazione: l’assumere da parte di
Gesù la natura dell’uomo peccatore per donarle una nuova forma di
santità. )
Gesù sa
di andare incontro alla morte, dovrà lasciare soli i suoi
“figlioletti”, pensa all’eredità, a ciò che di più prezioso
può loro lasciare: “ Vi do un comandamento nuovo: che vi
amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi
anche voi gli uni gli altri.” (v.34).
La
ricchezza del Vangelo giovanneo risalta anche dall’analisi di
alcune parole che riallacciandosi all’Antico testamento, si
arricchiscono nel significato illuminando la novità contenuta nel
Nuovo Testamento:
Comandamenti
erano le leggi che Dio ha consegnato a Mosè perché il popolo,
praticandole divenisse il popolo di Dio camminando nelle sue vie e
per essere felice. Tramite i profeti Dio promette di effondere sugli
uomini il suo Spirito perché le sue leggi rimangano incise nel cuore
“…metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi
il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio
spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi
farò osservare e mettere in pratica le mie norme…” ( Ez 36,
24-28). Nel Vangelo di Giovanni, Gesù stesso si fa comandamento, il
suo agire diventa norma e legge, e il suo agire è amore.
Nuovo:
questo aggettivo lo consideriamo con la riflessione che faremo sulla
seconda lettura.
Come:
è una preposizione che ricorre spesso negli scritti giovannei. Con
tale preposizione Gesù vuole, da una parte, sottolineare la sua
uguaglianza con il Padre, dall’altra ( come nel nostro caso) è un
invito rivolto agli uomini perché agiscano, anzi siano come lui.
( cfr. Gv 17,21-23 ).
L’invito
che ci fa Gesù ad amare come lui ha amato, è un’apertura di
orizzonti: ci dà la consapevolezza che, attingendo la forza nei
Sacramenti, ci è donata una capacità che supera i limiti umani e ci
fa sempre più conformi a colui che trasforma la nostra vita
donandosi a noi.
Se
rimaniamo in Gesù, formando un tutt’uno con lui, come il tralcio è
un tutt’uno con la vite, noi portiamo molto frutto, possiamo amare
come Gesù, vivere come lui. Per cui un’altra versione
del comandamento di Gesù ancora più sintetica è la
seguente:”Rimanete nel mio amore” (Gv 15,19).
S.Agostino
scrive:” Prendere il calice della salvezza e invocare il nome del
Signor e significa essere ricolmi di carità in tal pienezza che si è
pronti a morire per i fratelli” come ha fatto Gesù.
Il grido di Gesù in
croce:” Tutto è compiuto” (Gv 19,30), rivela il dono di sé al
Padre e agli uomini, il consumarsi perfetto del suo Amore. Gesù ce
lo dona in ogni Eucarestia per coinvolgerci a fare altrettanto.
La seconda lettura
(Ap 21,1-5a) ci rivela il punto di arrivo di tutta l’umanità, del
cosmo intero con l’immagine della nuova Gerusalemme: un cielo
nuovo e una terra nuova. Il comandamento nuovo del
Vangelo si rivela così come cammino per giungere alla nuova
Gerusalemme.
L’immagine della
sposa: è l’umanità nuova, rinnovata dal sangue
dell’Agnello, è sposa pronta per le nozze; lo Sposo che dona Amore
l’ha resa nuova. E’ passato ogni motivo di sofferenza ( la storia
umana è trasformata: la luce nuova fa comprendere il significato, il
valore del suo percorso fatto di sofferenze, di speranze deluse ).
“ Faccio nuove
tutte le cose” c‘è una grande inclusione della storia
della salvezza: inizia con la creazione in sé buona (“..Dio
vide che era cosa buona..”(Gn 1,13). L’uomo, creato libero,
con il peccato sconvolge l’ordine della creazione, ma non toglie a
Dio il potere di rimanere fedele al Suo progetto, di ricreare
l’umanità come una sposa nuova.
“ Ecco, faccio
nuove tutte le cose”. Questa nuova creazione avverrà negli
ultimi tempi? No, è già iniziata con la resurrezione di Cristo:
“Ogni creatura è rinnovata”:
- E’ rinnovata
l’umanità nel suo insieme ( che rafforza il suo cammino
alimentandolo con la Parola e con i Sacramenti) trasformata in una
sposa pronta ad entrare nella tenda con il suo Sposo,
- E’ rinnovato il
cuore di ogni uomo dove Dio può incidere il comandamento nuovo,
quello dell’amore simile al Suo, rendendolo capace di fare della
propria vita un dono.
BENEDIRO’ IL TUO
NOME PER SEMPRE
Misericordioso
e pietoso è il Signore,
lento
all’ira e grande nell’amore.
Buono è
il Signore verso tutti,
la sua
tenerezza si espande su tutte le creature.
Ti
lodino, Signore, tutte le tue opere
E ti
benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la
gloria del tuo regno
E parlino
della tua potenza.
Per far
conoscere agli uomini le tue imprese
E la
splendida gloria del tuo regno.
Il tuo
regno è un regno eterno,
il tuo
dominio si estende per tutte le generazioni.
PREGHIAMO:
O Dio, che nel Cristo tuo Figlio rinnovi gli uomini e le cose, fa
che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della
carità, per amare te e i fratelli come tu ci ami, e così
manifestare al mondo la forza rinnovatrice del tuo Spirito. Amen
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