martedì 30 aprile 2013

Foglio di collegamento mese di Maggio


Maggio è un mese amato e giunge gradito per diversi aspetti. Nel nostro emisfero la primavera avanza con tante e colorate fioriture; il clima è favorevole alle passeggiate e alle escursioni.
Per la Liturgia, maggio appartiene ancora al Tempo di Pasqua, il tempo dell’"alleluia", dello svelarsi del mistero di Cristo nella luce della Risurrezione e della fede pasquale; ed è il tempo dell’attesa dello Spirito Santo, che scese con potenza sulla Chiesa nascente a Pentecoste. Ad entrambi questi contesti, quello "naturale" e quello liturgico, si intona bene la tradizione della Chiesa di dedicare il mese di maggio alla Vergine Maria.
Celebrare il mese di maggio pregando Maria, particolarmente attraverso la recita del Santo Rosario, significa rivolgersi a colei che più da vicino vive con il Signore e mentre a noi parla di Lui, a Lui parla di noi.








sabato 27 aprile 2013

Affari e avvisi




INIZIATIVE DELLA PARROCCHIA DI SAN GIUSTINO:
  • Primo venerdì del mese: venerdì 3 maggio nel pomeriggio confessioni in chiesa e alle 21 messa alla chiesa del Crocifisso.
  • Primo sabato del mese: sabato 4 maggio Rosario alle 16 nella chiesina della dogana.

Vangelo a fumetti di domenica 28 aprile 2013, 5^ del tempo di Pasqua

Giovanni 13,31-35.



venerdì 26 aprile 2013

Lectio di Citerna della V domenica di Pasqua


V Domenica del Tempo Pasquale

At 14,21b-27 - Ap 21,1-5a - Gv 13,31-33°.34-35

“ Donna,che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”…Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui. ( Gv 2, 5.11)
Il segno di Cana costituisce un’anticipazione dell’ora di Gesù ( 2,4 ) e l’ora di Gesù nel vangelo giovanneo , è l’ora della glorificazione:E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato…” (12,23 ) ; “Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te.” (17.1). L’ora si inaugura con il tradimento di Giuda e si conclude con l’effusione dello Spirito; per cui il segno di Cana rappresenta un’anticipazione della grande manifestazione pasquale (“manifestò la sua gloria..” (2,12) ).
Ora siamo alla V domenica del Tempo Pasquale. Ci si può domandare come mai ci viene proposto un brano di Vangelo che si riferisce al racconto dell’ultima cena, prima della passione. Ma la glorificazione di Gesù, che noi associamo alla sua resurrezione, si manifesta nella sua ora, il tempo cioè che comprende la sua passione, morte e resurrezione; la gloria che Gesù aveva presso il Padre (Gv 1,14) si manifesta in pienezza nella sua ora: il Vangelo giovanneo considera quindi il venerdì santo, pasqua e pentecoste ( 7,39) alla luce di un’unica prospettiva: è l’ora in cui il Figlio dell’uomo viene glorificato. Il nostro brano costituisce dunque l’approssimarsi di questa ora in cui il Padre glorifica il Figlio e contemporaneamente il Figlio, facendo sua la volontà del Padre, glorifica il Padre donando la sua vita. L’ora di Gesù diviene a questo punto anche l’ora di tutti gli uomini perché anch’essi vengono coinvolti e invitati a partecipare in prima persona a questa ora e a partecipare a essere con Gesù gloria di Dio:” …la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola.” ( Gv 17, 22).
Per dare inizio a questo momento centrale di tutta la storia della salvezza, Dio si serve di un uomo, del “traditore” che esce dalla comunione del cenacolo: rompe un legame di amore per far esplodere l’Amore.( E’ questo il mistero dell’incarnazione: l’assumere da parte di Gesù la natura dell’uomo peccatore per donarle una nuova forma di santità. )
Gesù sa di andare incontro alla morte, dovrà lasciare soli i suoi “figlioletti”, pensa all’eredità, a ciò che di più prezioso può loro lasciare: “ Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (v.34).
La ricchezza del Vangelo giovanneo risalta anche dall’analisi di alcune parole che riallacciandosi all’Antico testamento, si arricchiscono nel significato illuminando la novità contenuta nel Nuovo Testamento:
Comandamenti erano le leggi che Dio ha consegnato a Mosè perché il popolo, praticandole divenisse il popolo di Dio camminando nelle sue vie e per essere felice. Tramite i profeti Dio promette di effondere sugli uomini il suo Spirito perché le sue leggi rimangano incise nel cuore “…metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme…” ( Ez 36, 24-28). Nel Vangelo di Giovanni, Gesù stesso si fa comandamento, il suo agire diventa norma e legge, e il suo agire è amore.
Nuovo: questo aggettivo lo consideriamo con la riflessione che faremo sulla seconda lettura.
Come: è una preposizione che ricorre spesso negli scritti giovannei. Con tale preposizione Gesù vuole, da una parte, sottolineare la sua uguaglianza con il Padre, dall’altra ( come nel nostro caso) è un invito rivolto agli uomini perché agiscano, anzi siano come lui. ( cfr. Gv 17,21-23 ).
L’invito che ci fa Gesù ad amare come lui ha amato, è un’apertura di orizzonti: ci dà la consapevolezza che, attingendo la forza nei Sacramenti, ci è donata una capacità che supera i limiti umani e ci fa sempre più conformi a colui che trasforma la nostra vita donandosi a noi.
Se rimaniamo in Gesù, formando un tutt’uno con lui, come il tralcio è un tutt’uno con la vite, noi portiamo molto frutto, possiamo amare come Gesù, vivere come lui. Per cui un’altra versione del comandamento di Gesù ancora più sintetica è la seguente:”Rimanete nel mio amore” (Gv 15,19).
S.Agostino scrive:” Prendere il calice della salvezza e invocare il nome del Signor e significa essere ricolmi di carità in tal pienezza che si è pronti a morire per i fratelli” come ha fatto Gesù.
Il grido di Gesù in croce:” Tutto è compiuto” (Gv 19,30), rivela il dono di sé al Padre e agli uomini, il consumarsi perfetto del suo Amore. Gesù ce lo dona in ogni Eucarestia per coinvolgerci a fare altrettanto.

La seconda lettura (Ap 21,1-5a) ci rivela il punto di arrivo di tutta l’umanità, del cosmo intero con l’immagine della nuova Gerusalemme: un cielo nuovo e una terra nuova. Il comandamento nuovo del Vangelo si rivela così come cammino per giungere alla nuova Gerusalemme.
L’immagine della sposa: è l’umanità nuova, rinnovata dal sangue dell’Agnello, è sposa pronta per le nozze; lo Sposo che dona Amore l’ha resa nuova. E’ passato ogni motivo di sofferenza ( la storia umana è trasformata: la luce nuova fa comprendere il significato, il valore del suo percorso fatto di sofferenze, di speranze deluse ).
Faccio nuove tutte le cose” c‘è una grande inclusione della storia della salvezza: inizia con la creazione in sé buona (“..Dio vide che era cosa buona..”(Gn 1,13). L’uomo, creato libero, con il peccato sconvolge l’ordine della creazione, ma non toglie a Dio il potere di rimanere fedele al Suo progetto, di ricreare l’umanità come una sposa nuova.
Ecco, faccio nuove tutte le cose”. Questa nuova creazione avverrà negli ultimi tempi? No, è già iniziata con la resurrezione di Cristo: “Ogni creatura è rinnovata”:
- E’ rinnovata l’umanità nel suo insieme ( che rafforza il suo cammino alimentandolo con la Parola e con i Sacramenti) trasformata in una sposa pronta ad entrare nella tenda con il suo Sposo,
- E’ rinnovato il cuore di ogni uomo dove Dio può incidere il comandamento nuovo, quello dell’amore simile al Suo, rendendolo capace di fare della propria vita un dono.

BENEDIRO’ IL TUO NOME PER SEMPRE

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
E ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
E parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
E la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.


PREGHIAMO: O Dio, che nel Cristo tuo Figlio rinnovi gli uomini e le cose, fa che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della carità, per amare te e i fratelli come tu ci ami, e così manifestare al mondo la forza rinnovatrice del tuo Spirito. Amen

Messaggio di Medjugorje, 25 aprile 2013


Ultimo Messaggio di Medjugorje

Marija during an apparition
"Cari figli! Pregate, pregate, soltanto pregate affinché il vostro cuore si apra alla fede come il fiore si apre ai raggi caldi del sole. Questo è il tempo di grazia che Dio vi da attraverso la mia presenza e voi siete lontani dal mio cuore. Perciò vi invito alla conversione personale ed alla preghiera in famiglia. La Sacra scrittura sia sempre l’esortazione per voi. Vi benedico tutti con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "

martedì 23 aprile 2013

visita ad limina Apostolorum

E’ iniziata oggi la “visita ad limina Apostolorum” per i vescovi della Conferenza Episcopale di Umbria. Insieme ai vescovi umbri è presente anche il nostro vescovo Domenico Cancian. Ascoltiamo le sue parole: “Accompagnato dal Vicario generale, riferirò sulla situazione della nostra Chiesa tifernate. Accoglierò con attenzione quanto mi verrà detto e riferirò senz'altro nel prossimo ritiro e nell'Assemblea di verifica il 12 giugno prossimo. Pur nella ristrettezza dei tempi, è una grazia straordinaria anche per la nostra Chiesa che ha bisogno di essere confermata nella fede dal successore di Pietro, vescovo di Roma. A lui chiederò una particolare benedizione per tutti i tifernati.”

La “visita ad limina Apostolorum” rappresenta per la Chiesa un momento forte e singolare che esprime, anche visibilmente, la comunione e l’unità tra i Vescovi e la cattedra di Pietro. In genere ogni cinque anni, i pastori di tutto il mondo sono convocati dal successore dell'apostolo Pietro che ha ricevuto da Gesù il mandato di confermare nella fede i fratelli (cf Lc 22,32).
Il Codice di diritto canonico stabilisce che ciascun pastore «è tenuto a presentare ogni cinque anni una relazione al Sommo Pontefice sullo stato della diocesi affidatagli».
La preghiera presso il sepolcro degli Apostoli di Pietro e Paolo, richiama “l'unica fede di cui essi diedero testimonianza a Roma con il loro martirio». È il primo dei tre momenti attorno a cui si snodano le visite ad limina. La seconda tappa è l’incontro con il Papa, attraverso un colloquio personale fra il successore di Pietro e i Vescovi. Un terzo aspetto delle “visite ad limina” è poi costituito dall’incontro dei Vescovi con i responsabili dei dicasteri della Curia Romana, che vengono così informati «sui problemi concreti» delle Diocesi per «svolgere al meglio il loro servizio».

venerdì 19 aprile 2013

Lectio per la IV domenica del Tempo Pasquale


IV domenica del Tempo Pasquale - ciclo C
At 13,14.43-52; Sal 99; Ap 7,9.14b-17; GV 10,27-30

Ogni ciclo liturgico mette al centro della quarta domenica del tempo pasquale la figura del pastore così come ce la consegna il vangelo di Giovanni al capitolo 10: il ciclo A ci fa ascoltare i primi 10 versetti, il ciclo B i versetti seguenti dall’11 al 18; il ciclo C, quest’anno, i versetti 27-30.

Il contesto ampio della Scrittura:
la figura del pastore e del gregge è una delle immagini che la Scrittura usa moltissimo: la prende dal contesto quotidiano e familiare del popolo di Israele e la usa per raccontarci qualcosa di Dio e di noi: ci vuole dire chi è Dio per noi e chi siamo noi per lui: è un’immagine che racconta l’alleanza che Dio fa con noi. La troviamo nell’AT (per es. Gn 48,15-16; Salmo 95,6-7; Sal 23; sal 99; Ez 34) e nel NT, sia nei sinottici che in Gv.
Il Gesù dei sinottici racconta parabole in cui si parla del pastore che ha cura delle sue pecore per dirci come è fatto il Regno di Dio e per raccontarci il cuore del Padre: Mt 18,12-14; Lc 15, 3-7.
Mc 6,33-34 usa questa immagine per dirci che Gesù stesso ha lo sguardo del pastore, che vedendo la folla si commuove perché vede la gente come percore che senza di lui non hanno pastore, sono sbandate.

Il contesto giovanneo:
Giovanni usa l’immagine del pastore nel discorso che Gesù fa in 10,1-21. I tre versetti del nostro testo non sono immediatamente parte di questo discorso, ma chiaramente lo riprendono e per capire cosa sta dicendo Gesù è utile leggerli tenendo presente il contesto del capitolo 10, ma anche del capitolo che precede Gv 9 e di quello che segue Gv 11.

1) Ciò che precede: in Gv 9 c’è la guarigione del cieco nato: sappiamo che il Vg di Gv non ci parla di miracoli, ma di segni, 7 segni: un segno è qualcosa che parla di qualcosaltro, è segno di qualcosa, e dunque è da comprendere cosa vuole dire, cosa significa: Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita e questo, ci dice Gv, è un segno: cosa significa? E’ il segno con cui Dio ci parla della nostra relazione con lui: ci viene a dire che la relazione con Gesù ci guarisce dalla nostra incredulità: ci fa passare dalla cecità che è il non credere al vedere che è la fede in Lui. Questo si vede bene nel dialogo fra Gesù e il cieco dopo la guarigione: «Tu credi nel Figlio dell’uomo? E chi è Signore perché io creda in lui? Tu l’hai visto, colui che ti parla è proprio lui. Io credo Signore».

2) Il nostro testo: alla fine di questo segno compaiono quelli a cui è rivolto il discorso del capitolo 10: sono quelli che non capiscono il segno perché non vedono e non credono, cioè non vogliono entrare nella relazione personale con Gesù. Gesù inizia un dialogo con loro, perché lui è il pastore che va in cerca di tutte le sue pecore, anche di quelle perdute, che non vogliono credere per avere la vita: è il discorso del capitolo 10. La questione che c’è in gioco in questo capitolo 10 e poi nei nostri versetti è la questione del credere in Gesù. Si vede bene nei versetti 25-26 che introducono i nostri tre. Il capitolo 10 ci spiega con l’immagine del pastore cosa vuol dire credere in Gesù.

Credere è vivere la relazione con Gesù: è questa relazione con lui che fa passare dalle tenebre alla luce, dall’essere ciechi al vedere, e per dire com’è questa relazione usa l’immagine del pastore e delle pecore.

E Gv 10,27 usa tre verbi per dire questa relazione: ascoltare, conoscere, seguire.
Le pecore ascoltano la sua voce: Gesù parla, ci dà la sua Parola: vivere la relazione con lui pastore è ascoltare la parola che ci dice. E’ quello che Gesù sta facendo anche qui, proprio con quelli che non credono: parla con loro, dice loro queste parole che possono aprirli alla relazione con lui.
Il pastore conosce le pecore: sappiamo che «conoscere» nella Scrittura non dice la conoscenza intellettuale, di comprensione razionale, ma di relazione e d’amore: Gesù ci conosce, è in relazione con noi, ci ama.
Le pecore lo seguono: è il verbo del discepolato: chi ha ascoltato Gesù e la sua parola si mette in un cammino di sequela dietro a lui dove il cammino è proprio questo ascoltare la sua voce e fare l’esperienza dell’essere conosciuti e amati da lui.

3) Ciò che segue: Gv 11, che segue il nostro testo, ci consegna l’ultimo segno del vangelo di Gv, il segno della risurrezione di Lazzaro: ecco, qui si vede cosa vuol dire essere pecora di Gesù pastore, ascoltare la sua voce seguirlo e fare esperienza del suo amore: Lazzaro è la pecora, il discepolo, che ascolta la voce del pastore: «Lazzaro, vieni fuori!» E Lazzaro riconosce, dentro la morte in cui si trova, la voce del pastore che dà la vita alle sue pecore e viene fuori dalla morte: «Le pecore ascoltano la sua voce: il pastore chiama le sue pecore a una a una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro e le sue pecore lo seguono perché conoscono la sua voce» (Gv 10,3)
Fare il cammino del discepolo dietro a Gesù pastore è fare il cammino della relazione con Lui, una relazione di fede e di amore, che ci tira fuori dalla morte e ci dà la vita: «io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute» (Gv 10, 28). Capiamo bene che fare questo cammino è vivere la Pasqua e perciò la relazione con Gesù, l’ascolto di lui e il sentirsi amati da lui, è vivere la vita nella Pasqua.

Il contesto liturgico del tempo pasquale:
Siamo ancora nel tempo pasquale: abbiamo celebrato la Pasqua liturgica e in questo tempo che la Chiesa ci consegna c’è la grazia e la possibilità di lasciare che la Pasqua del Signore entri sempre più profondamente nella nostra vita. Ci possiamo chiedere: siamo in ascolto della voce del Pastore che ci vuole tirare fuori da quello che ancora sa di morte dentro di noi e nel nostro relazionarci con Dio e fra noi? Ci sentiamo amati e conosciuti dal Pastore che è entrato prima di noi e per noi nella morte per darci la Vita così da fidarci e di Lui per seguirlo con tutta la nostra vita nella sua Pasqua?

Salmo 99
Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore, il suo amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione in generazione.

Orazione
O Dio, fonte della gioia e della pace, che hai affidato al potere regale del tuo Figlio le sorti degli uomini e dei popoli, sostienici con la forza del tuo Spirito e fa’ che nelle vicende del tempo non ci separiamo mai dal nostro pastore che ci guida alle sorgenti della vita. Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. 

giovedì 18 aprile 2013

W l'Adorazione Perpetua


«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». (Gv 6,44-51)


Siamo ufficialmente partiti, l'ADORAZIONE PERPETUA è iniziata questa mattina con la benedizione del ns caro Vescovo Domenico! D'ora in poi la ns chiesa sarà sempre aperta e Lui lì ad aspettarci! Chi vuole può ancora prendere un'ora. W L'adorazione Perpetua! W Gesù!

martedì 16 aprile 2013

Affari e Avvisi


Affari e avvisi




COMUNICAZIONE PER I SERVI:

  • CESAREA DI FILIPPO:
    DOMENICA 5 MAGGIO ORE 16 A SAN GIUSTINO.


INIZIATIVE DELLA DIOCESI:

  • ADORAZIONE PERPETUA:
    da giovedì 18 aprile nella cripta della chiesa di San Giustino inizierà l’Adorazione perpetua. Grazie Gesù per questo regalo, grazie per coloro che hanno risposto sì alla Tua chiamata e grazie per le persone che per mezzo di questa Adorazione attirerai a Te.
  • CAFè TEOLOGICO:
    venerdì 19 aprile ore 21 presso la Cantina del Seminario
    I vangeli sono veri?” relatore Marco Fasol.

sabato 13 aprile 2013

Il Vangelo a fumetti di domenica 14 Aprile 2013, 3^ domenica di Pasqua: (Giovanni 21,1-19.)






Il Vangelo a fumetti per ragazzi

Lectio divina della Comunità monastica benedettina "Spirito Santo" di Citerna


Il brano dell’evangelo di Gv di questa terza domenica del tempo pasquale, è molto ricco: di temi, di immagini, di simboli e avrebbe bisogno di altre voci più qualificate della mia.
Il cap 21 costituisce un epilogo o un’ appendice al IV ev. e secondo numerosi esegeti non rientrava nella originaria opera giovannea. Infatti non si armonizza con le precedenti manifestazioni a Gerusalemme, ma immette una prospettiva ecclesiale incentrata sul diverso ruolo di Pietro e del discepolo amato.
La struttura del cap. è evidente: vv.1-14: racconto della pesca miracolosa
                                                                vv.15-23: riabilitazione e funzione di Pietro
                                                                                nella chiesa
                                                                vv. 24-25: conclusione generale

ü     Da Gerusalemme ci troviamo in Galilea sul lago di Tiberiade.
Spostamento geografico da sottolineare: qui ebbe inizio il ministero di Gesù e si verificò la chiamata dei primi 4 discepoli (Lc 5, 1-11) ed è in obbedienza alla parola dell’apparizione in Mc 16,7: “dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto.”

ü     C’è un ritorno alla ferialità di prima, una dispersione e uno smarrimento. Dobbiamo essere molto attenti ai termini usati dall’ev. Gv, che non sono messi mai a caso.
Salgono sulla barca e nella notte non prendono nulla.
All’alba Gesù è sulla riva, e dice: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete.”
           
I discepoli vivono la notte dell’infecondità e dell’assenza del Signore.
La barca nell’insieme della tradizione evangelica, sembra essere luogo di prova e di purificazione della fede è anche luogo di paura, di timore, di fronte al mare che è simbolo di ogni forma con cui il male minaccia la vita degli uomini e la fede dei discepoli.
Nella tradizione la barca è anche un simbolo ecclesiale e la chiesa è appunto questo, una comunità in cui la piccola fede è chiamata a divenire una grande fede, in cui il non-sapere che era Gesù può divenire la conoscenza piena di chi grida «È il Signore!», in cui l’infecondità di una rete vuota si trasforma in una rete traboccante di 153 grossi pesci.
prendere e trovare: la differenza non è poca. Prendere (o meglio catturare) ha come radice un’impresa autonoma e autoreferenziale che isterilisce. Trovare è invece accogliere qualcosa che è già dato e offerto. Sarà lo stesso Pietro a portare a riva la rete (da solo!) piena di pesci senza rompere le reti. Ora può farlo perché si è gettato nel mare (le acque simbolo del battesimo). Si rende così pienamente partecipe del mistero pasquale e ratifica la sua vocazione di pescatore di uomini (Lc 5,10).

ü     “E’ il Signore!”: Kyrios ovvero il Risorto: è il discepolo che Gesù amava che riconosce, come al sepolcro. Lui che ha posato il capo sul petto del Signore è capace di segnalare a Pietro la sua presenza: solo l’amore VEDE!

ü     Gettarsi in acqua e risalire, nudità e veste sono allusioni al battesimo. Pietro seppellisce il suo passato, affogando presunzioni e tradimenti, per risalire a riva e incontrare il Signore.

ü     scesi a terra videro un fuoco con del pesce sopra: non si dice che vedono Gesù. Adesso diventa chiaro il discorso della sinagoga di Cafarnao (cap.6) sul pane di vita. Il Signore è il pane offerto, Gv infatti segue la narrazione: sapevano bene che era il Signore(v.12).

ü      vv. 15-19: nel dialogo tra Gesù e Pietro, possiamo notare quasi una accondiscendenza di Gesù verso Pietro, un suo adeguarsi, quasi uno scendere al suo livello. Gesù scende sì a livello di Pietro, ma perché Pietro possa venire innalzato alla qualità dell’amore di Gesù.
Attraverso questo dialogo l’amore incondizionato di Gesù entra nell’amore umano di Pietro, e in questa amicizia intima con il suo Signore, Pietro diviene anche capace di dare la sua vita - come Gesù - per i propri amici. «Nessuno infatti ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (15,13)
Gesù chiede a Pietro se lo ama “più” degli altri, che non è una competizione con gli altri, ma con se stesso, per vincere paura, orgoglio, egoismo, per guarire il tradimento. Questo vale anche per noi: l’amore è sempre un di più che se non cresce, diminuisce e agonizza!
Solo allora Pietro diviene il pastore che non solo guida il gregge con la propria autorità, ma lo nutre con la sua stessa vita. Seguire Gesù è un’espressione che dice in sintesi tutta la vita cristiana: si segue chi si ama, per essere con lui e come lui.

Come sempre l’Evangelo ci interpella, ci illumina nelle nostre notti, ci rende capaci di confessare il Signore presente nella nostra quotidianità e di seguirlo nel di più che ci chiede personalmente per vivere veramente da figli e figlie, rigenerati dal suo perdono, testimoni credibili della Risurrezione.

martedì 2 aprile 2013

Messaggio di Medjugorje del 2 Aprile


Messaggio dato dalla Madonna il 2 Aprile 2013 a Mirjana:

Cari figli, vi invito ad essere nello spirito una cosa sola con mio Figlio. Vi invito affinché, attraverso la preghiera e per mezzo della Santa Messa, quando mio Figlio si unisce a voi in modo particolare, cerchiate di essere come Lui. Affinché siate, come Lui, sempre pronti a compiere la volontà di Dio, e non a chiedere che si realizzi la vostra. Perché, figli miei, per volontà di Dio siete ed esistete ma, senza la volontà di Dio, siete un nulla. Io, come Madre, vi chiedo di parlare della gloria di Dio con la vostra vita, perché in questo modo glorificherete anche voi stessi, secondo la sua volontà. Mostrate a tutti umiltà ed amore verso il prossimo. Per mezzo di questa umiltà e di questo amore, mio Figlio vi ha salvato e vi ha aperto la via verso il Padre Celeste. Io vi prego di aprire la via verso il Padre Celeste a tutti coloro che non l'hanno conosciuto e non hanno aperto il proprio cuore al suo amore. Con la vostra vita aprite la via a tutti coloro che stanno ancora vagando in cerca della verità. Figli miei, siate miei apostoli che non hanno vissuto invano. Non dimenticate che verrete davanti al Padre Celeste e gli parlerete di voi. Siate pronti! Di nuovo vi ammonisco: pregate per coloro che mio Figlio ha chiamato, ha benedetto le loro mani e li ha donati a voi. Pregate, pregate, pregate per i vostri pastori. Vi ringrazio.

“La Madonna ci dice di VIVERE i santi messaggi che ci dà,
non di fermarci soltanto ad una semplice lettura…”

============================Messaggio dato dalla Madonna il 2 Aprile 2013 a Mirjana:

Cari figli, vi invito ad essere nello spirito una cosa sola con mio Figlio. Vi invito affinché, attraverso la preghiera e per mezzo della Santa Messa, quando mio Figlio si unisce a voi in modo particolare, cerchiate di essere come Lui. Affinché siate, come Lui, sempre pronti a compiere la volontà di Dio, e non a chiedere che si realizzi la vostra. Perché, figli miei, per volontà di Dio siete ed esistete ma, senza la volontà di Dio, siete un nulla. Io, come Madre, vi chiedo di parlare della gloria di Dio con la vostra vita, perché in questo modo glorificherete anche voi stessi, secondo la sua volontà. Mostrate a tutti umiltà ed amore verso il prossimo. Per mezzo di questa umiltà e di questo amore, mio Figlio vi ha salvato e vi ha aperto la via verso il Padre Celeste. Io vi prego di aprire la via verso il Padre Celeste a tutti coloro che non l'hanno conosciuto e non hanno aperto il proprio cuore al suo amore. Con la vostra vita aprite la via a tutti coloro che stanno ancora vagando in cerca della verità. Figli miei, siate miei apostoli che non hanno vissuto invano. Non dimenticate che verrete davanti al Padre Celeste e gli parlerete di voi. Siate pronti! Di nuovo vi ammonisco: pregate per coloro che mio Figlio ha chiamato, ha benedetto le loro mani e li ha donati a voi. Pregate, pregate, pregate per i vostri pastori. Vi ringrazio.

“La Madonna ci dice di VIVERE i santi messaggi che ci dà,
non di fermarci soltanto ad una semplice lettura…”